Dolo. L’ex parroco di Arino Don Igino se n’è andato in cielo. Il ricordo di Don Sergio D’Adam

Lunedi 7 settembre l’anziano ex parroco Don Igino Maroso è salito in cielo. Riceviamo e pubblichiamo un ricordo del sacerdote dall’attuale parroco di Arino, Don Sergio. “Don Igino Maroso ci ha lasciato, come diciamo nelle preghiere: si è addormentato nel Signore. Ieri sera, lunedì 7 settembre, si é recato in chiesa ed ha concelebrato come il solito con il parroco alle 18.30, ha confessato una persona. Tornato a casa, ha cenato ed è andato a letto. Poco dopo le nove la sorella Maria è passata nella sua stanza per il saluto serale ed una preghiera e si è trovata ad assistere agli ultimi respiri del fratello. Le sue condizioni fisiche erano quelle che la lunga stagione della vita gli consentivano, ma nulla faceva prevedere che il cuore stesse per cedere. Don Igino avrebbe compiuto fra poco 94 anni e di questi 66 li ha vissuti ad Arino.
Era nato nel 1921 a Salcedo ( vive ancora un fratello di 104 anni). E’ stato ordinato prete da mons. Carlo Agostini nel 1946 con un folto gruppo di compagni di corso, con cui conservò sempre un vivo legame. Tra essi mons. Luigi Sartori , che don Igino frequentava per respirare un po’ del Concilio. Dopo un trienno a Casale Scodosia, nel 1949 arriva ad Arino come coadiutore dell’anziano arciprete Marchesini che assiste fino alla morte ( a quell’epoca la casa del cappellano non aveva ancora il pavimento). Nel 1961 suonano a festa le campane di Arino per la sua nomina a successore. Svolge il suo ministero di parroco per 36 anni, fino al 1997, quando per raggiunti limiti di età si ritira sempre ad Arino con la sorella Maria, in un appartemento vicino alla chiesa messogli a disposizione da una persona amica. Senza dar ombra ai due suoi successori, don Antonio Garbin e don Sergio D’Adam, offre con discrezione la sua collaborazione come le forze gli permettono. In questo periodo presta anche servizio di supplenza al cappellano dell’ospedale del Dolo.
Don Igino era piccolo di statura, ma è stato un grande uomo e un grande prete. Era stato formato alla pastorale preconciliare, ma possedeva i tratti che durano nel tempo: una fede profonda, una dedizione totale, la ricerca dell’incontro personale. Se dovessimo scegliere un aggettivo per definire la sua singolarità potremmo dire: don Igino era ospitale. La sua canonica era sempre aperta ed ha condiviso tutto quello che aveva, vivendo in povertà. Questo è stato possibile perchè ha avuto a fianco la sorella Maria, che aveva i suoi stessi sentimenti.
Tra i suoi ospiti restano memorabili i fratelli Halim indonesiani, che sono stati i suoi primi ospiti, due divenuti medici con il CUAMM, un altro, don Giovanni, ha studiato nel nostro seminario ed è ora sacerdote in Indonesia. Dopo di loro tanti altri, di diverse nazionalità, furono ospiti in canonica e trovarono l’aiuto per sistemarsi in autonomia. Queste presenze fecero maturare anche nella comunità una forte apertura missionaria. Ritiratisi nell’appartamento don Igino e la Maria continuarono l’ospitalità prima con il fratello più anziano don Giuseppe e poi con il nipote mons. Elia che aveva bisogno di una clima familiare per far fronte alla sua malattia.
Don Igino è stato ospitale anche verso i tanti preti e seminaristi che sono passati per Arino, come collaboratori festivi, dando loro spazio per lavorare nella pastorale, specialmente con i giovani, così che la comunità parrocchiale è stata arricchita dalla loro presenza.
Dal suo testamento spirituale scritto nel 2008, rivolto ai fedeli di Arino, stralciamo una sintesi della sua fede: “Insieme abbiamo camminato con persevernza sulle strade del Vangelo esperimentando quanto sia bella e preziosa la nostra fede cristiana, che ci parla dell’amore che Dio Padre ha per noi, suoi figli, della Provvidenza con cui Egli segue tutti i nostri passi terreni, segnati da tante gioie ma anche da tante prove e tribolazioni, in vista del raggiungimento del traguardo finale che ci attende all’aldilà, essendo tutti chiamati con Gesù, la Vergine SS.ma Maria e i santi a popolare un giorno il regno dei cieli”. Guarda anche al futuro di Arino: “Auguro diventi sempre più una bella cittadina, tanto accogliente e prosperosa, con il valido contributo portato dalle nuove numerose famiglie di immigrati. Al di sopra di tutti gli impegni spero ci sia sempre in tutti la stima, il rispetto, l’amore per i valori cristiani della vita radicati sul Vangelo di Gesù.” Ed infine una promessa:” Dal cielo continuerò ad esservi vicino con la mia incessante preghiera”. Siamo certi di questa preghiera non solo per Arino, ma per la diocesi, per le vocazioni, per le missioni. Grazie, don Igino. Grazie anche a tua sorella Maria.”
La celebrazione eucaristica di ringraziamento, di suffragio, di commiato è stata celebrata giovedì 10 settembre alle ore 10 nella chiesa arcipretale di Arino, presieduta dal vescovo mons. Alfredo Magarotto, che fu uno dei primi suoi cappellani festivi. L’omelia è stata tenuta dall’amministratore diocesano mons. Paolo Doni. La salma è stata tumulata nella cappella dei sacerdoti nel cimitero di Arino.

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