Il centro civico di via Botte, 1 di Borbiago ha ospitato la presentazione del libro ‘Dimmi chi era Recoba’ di Enzo Palladini, edizioni incotropiede’. Con l’autore, il giornalista di Mediaset, Enzo Palladini, a fare gli onori di casa il giornalista del Gazzettino Raffaele Rosa e Nicola Brillo della casa editrice. Presenti anche Filippo Maniero e Fabiano Ballarin, due dei compagni del ‘Chino’ Recoba di quella indimenticabile stagione 1998/99 che vide i neroverdi allenati da Walter Novellino raggiungere una incredibile salvezza dopo un girone d’andata da ultimi in graduatoria. Ed a dare decisamente il là alla rimonta fu l’arrivo nel mercato invernale del giocatore uruguaiano che all’Inter era chiuso dai vari Ronaldo, Roberto baggio e Djorkaeff. Una serata indimenticabile per i nostalgici tifosi della formazione lagunare che hanno potuto, assieme al giornalista Palladino ed a Raffaele Rosa rinadare a quella stagione ‘magica’ che vedeva la squadra del presidente Zamparini avere una rosa col portiere Taibi, difensori come Carnasciali, Luppi, Pavan e Dal Canto (oltre a Ballarin), centrocampisti del livello di Iachini, Volpi e Zironelli (attuale tecnico del Mestre) ed attaccanti come Schowcoh e Cossato (oltre a Maniero), tanto per citare alcuni degli elementi della rosa allestita dal direttore generale Giuseppe Marotta. e di quella rosa l’unico ancora in attività è l’allora portiere di riserva Franjcesco benussi. Una serata davvero indimenticabile che è stata resa ancora più gradita ai sostenutori veneziani dalla piacevole e gradita presenza del presidnet tacopina che è passato alcuni minuti a salutare gli ospiti. Ma il clou è stata la storia di recoba e Paladino così lo ha definito “Il calciatore Recoba è stato un eterno ragazzino, capace di giocate paradisiache e di lunghi periodi bui. Nel suo curriculum i numeri sono bassi e pochi i trofei, per uno che ha smesso di giocare a quarant’anni. Colpa di tutti e di nessuno, colpa sua e di chi non ha creduto in lui, colpa della sua poca voglia di allenarsi e della poca voglia di farlo allenare dei suoi tecnici. Ma se avesse giocato il doppio delle partite e segnato il doppio dei gol, non sarebbe entrato nella leggenda e non avrebbe conquistato schiere di appassionati. Poche gocce di Chino hanno saputo dare un gusto diverso a tante pietanze. Peccato che infortuni, passaporti falsi e incomprensioni con gli allenatori gli abbiano impedito di usare il suo contagocce appena appena di più. Non troppo, altrimenti non sarebbe stata la stessa cosa. Alvaro Recoba era e resta un giocatore unico. Irripetibile nel suo modo di essere, inclassificabile secondo i criteri canonici della nomenclatura calcistica, ingestibile per il suo essere anarchico senza vantarsene. La semplicità, che spesso sfiora la banalità, è stata la base del successo di un fenomeno talvolta incompreso, talvolta incomprensibile. Recoba è stato solo e semplicemente se stesso. Sempre e comunque”.
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